Le sfide dell’adolescenza e il ruolo dell’adulto
Serata a tema nell'ambito del festival Riflessere
Pubblicato il 18 dicembre 2024
Venerdì 29 novembre 2024, il Teatro del Patronato “Don Bosco” di Motta di Livenza ha ospitato un importante incontro serale dal titolo “Le sfide dell’adolescenza e il ruolo dell’adulto”. L’evento, organizzato da Tarakos APS con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia, della Fondazione Friuli, del comune di Motta di Livenza, in collaborazione con l’Istituto “A. Scarpa” e il Patronato “Don Bosco”, ha visto come relatore il dott. Daniele Biondo, esperto di psicoanalisi dell’infanzia e dell’adolescenza, docente e autore di numerosi libri sul tema.
L’iniziativa si inserisce all’interno del festival Riflessere, ormai giunto alla seconda edizione che ha coinvolto ben 9 comuni, scuole, enti e associazioni del territorio. Grazie a una serie di eventi, il festival ha affrontato temi di grande rilevanza sociale come la lotta alle mafie, la promozione della pace e della non violenza, la scienza attraverso i nuovi media e l’inclusività tramite l’arte.
Nello specifico, l’incontro di Motta di Livenza si è focalizzato sul tema della famiglia e sul ruolo cruciale degli adulti nell’affrontare le sfide dell’adolescenza tanto che la sala “Don Bosco” (nella foto a lato) era gremita per l’interesse verso le tematiche trattate. La serata è stata resa ancora più significativa dal contributo degli studenti e delle studentesse dell’Istituto “A. Scarpa”, che hanno preparato l’evento sotto la guida della psicologa Stefania Polesello Pol e dei docenti Cioppa Teresa, Maso Anna, Martin Domenico, Piccinin Paolo, Vendrame Valerio, Zamuner Marina, Zanolin Annalisa. Le classi coinvolte, 3a ALL, 3a ALS, 3a ASU, 3a BSU, 3a XLC e 3a XSU, hanno dimostrato un impegno notevole, conferendo alla serata una dimensione partecipativa e autenticamente educativa.
«Il progetto nasce dall'esigenza di rovesciare un cliché: quello dell'adulto che parla ad altri adulti di adolescenza escludendo gli adolescenti stessi. Con il dottor Biondo abbiamo deciso di partire proprio dai ragazzi, dalle loro parole, dai loro pensieri, dai loro vissuti e di porci in una dimensione di ascolto profondo e aperto» afferma la dott.ssa Polesello Pol (nella foto a destra) «ogni classe ha scelto di esplorare l’identità attraverso vari temi: “le maschere”, “l'imperfezione”, “la solitudine”, “l’autostima”, “l’immagine di sé e il giudizio”».
Lo psicoanalista Daniele Biondo (nella foto a sinistra) ha esplorato con il pubblico le molteplici sfide che caratterizzano il periodo adolescenziale, offrendo spunti e riflessioni utili agli adulti che si trovano ad accompagnare i giovani in questa fase delicata della vita. Attraverso un approccio che intreccia teoria e pratica, il relatore ha sottolineato l’importanza di un ascolto attento e di una guida rispettosa delle esigenze e delle peculiarità di ciascun adolescente.
«Il progetto Riflessere, nel quale l’evento si colloca, rappresenta un esempio virtuoso di sinergia tra istituzioni, scuole e comunità locali, capace di affrontare temi complessi attraverso linguaggi diversi e approcci inclusivi» dichiara la Dirigente Scolastica, prof.ssa Maria Cristina Taddeo (nella foto a destra, al microfono) «la serata ha confermato quanto sia fondamentale il dialogo tra giovani e adulti per costruire relazioni significative e affrontare insieme le sfide della crescita».
È stato un evento che ha richiesto un’organizzazione su più fronti: la Dirigente Scolastica ringrazia tutti coloro che hanno collaborato al successo dell’incontro permettendo alle classi di vivere un'esperienza efficace ed arricchente.
Che cosa ne pensano studentesse e studenti
3a A LICEO LINGUISTICO: «Il progetto ha permesso di evidenziare alcune delle problematiche che viviamo come adolescenti e di condividerle con gli adulti, in particolare con i nostri genitori. Grazie agli interventi dell'esperto, che si è messo nei nostri panni, gli adulti hanno avuto una comprensione più profonda delle emozioni e delle esperienze che ci caratterizzano. Dall'incontro è emersa la paura del giudizio che proviamo: spesso temiamo che gli altri, soprattutto gli adulti, ci giudichino per le nostre emozioni, per le nostre insicurezze o anche per le scelte che facciamo. Questa paura ci impedisce di essere completamente noi stessi, di aprirci e di esprimere liberamente ciò che proviamo. Dall'incontro, è emersa la consapevolezza che questa paura è una delle sfide più grandi che affrontiamo come adolescenti. Purtroppo, però, il coinvolgimento dei genitori nel dibattito finale è stato limitato, e questo ha reso più difficile affrontare insieme la questione»
3a A LICEO SCIENTIFICO: «Noi riteniamo che questo progetto sia stato non solo molto interessante, ma anche estremamente utile, poiché ci ha dato l’opportunità di affrontare delle tematiche che solitamente in classe non vengono esplorate. Inizialmente, però, non è stato particolarmente facile aprirsi al dialogo e condividere le nostre esperienze e opinioni, poiché ciò avrebbe implicato esporre il lato più sensibile di noi stessi, affrontando le nostre insicurezze e fragilità di fronte ai compagni di classe. Tuttavia, con l’aiuto della dr.ssa Polesello Pol, che ci ha guidato con molta sensibilità e discrezione, siamo riusciti a superare questo ostacolo iniziale. La sua capacità di creare un ambiente sicuro e accogliente ha facilitato il nostro confronto e ci ha permesso di esprimerci liberamente su un tema così delicato come quello dell’imperfezione. Questo progetto, quindi, non solo ci ha permesso di riflettere su un aspetto fondamentale della nostra esistenza, ma ha anche contribuito a rafforzare il nostro senso di comunità, insegnandoci l’importanza della vulnerabilità e della condivisione come strumenti di crescita personale e collettiva»
3a A LICEO SCIENZE UMANE: «Il progetto ha evidenziato l'importanza cruciale della collaborazione tra gli studenti, creando un clima di condivisione che ha rafforzato il senso di appartenenza e unione all’interno della classe.
Uno degli aspetti più significativi è stato il forte coinvolgimento emotivo generato dal percorso: un’esperienza che ha incoraggiato tutti noi a confrontarci con le nostre emozioni in modo autentico e senza timore di essere giudicati. Spesso ci troviamo intrappolati nel silenzio, lasciando che sentimenti e preoccupazioni rimangano inespressi. Questa esperienza, invece, ha offerto uno spazio sicuro dove poter dare voce a ciò che, altrimenti, sarebbe rimasto nascosto.
Un punto di riflessione importante emerso riguarda il rapporto con i genitori. Dal confronto è apparso evidente come, a volte, i nostri problemi vengano percepiti da loro come “banali” o poco rilevanti. Questo atteggiamento, spesso non intenzionale, ci fa sentire svalutati e poco compresi, alimentando un senso di distanza emotiva. Il progetto ha quindi sottolineato la necessità di un maggiore ascolto e di una comprensione più profonda da parte degli adulti, affinché possano accogliere le nostre difficoltà con empatia e sensibilità»
3a B LICEO SCIENZE UMANE: «Questo progetto a cui abbiamo partecipato, approfondendo il tema dell'autostima, si è rivelato non solo interessante ma anche estremamente utile, in particolare per i genitori. Infatti, durante gli incontri, sono stati spiegati aspetti e dinamiche che spesso i figli non riescono a esprimere apertamente, a causa di difficoltà nell'articolare i propri sentimenti o emozioni. Questo ha dato ai genitori l'opportunità di comprendere meglio le sfide emotive che i loro figli affrontano e di apprendere strategie utili per supportarli in modo più consapevole e affettuoso. Inoltre, il progetto si è rivelato estremamente significativo anche per noi come classe: il dialogo ci ha permesso di sentirci più uniti, poiché ci ha dato la possibilità di ascoltarci a vicenda, di comprendere le difficoltà comuni e di sostenerci l'uno con l'altro»
3a X LICEO CLASSICO: «Siamo tutti d'accordo riguardo al fatto che il Dott. Biondo sia una persona dall'enorme spessore umano, che è riuscito a sviscerare molto bene le tematiche da noi proposte. L'unica nota negativa che ci sentiamo di sottolineare è il fatto che sebbene la serata avesse come protagonisti noi ragazzi, ci è stata data molto poco la parola: speravamo infatti di poter spiegare personalmente i nostri elaborati, in modo da far emergere sfumature che il Dott. Biondo non ha colto. Nel complesso però, la serata è stata piacevole e interessante, perché capita davvero raramente di essere presi seriamente in considerazione dagli adulti e dai docenti»
3a X LICEO SCIENZE UMANE: «Per noi il progetto è stato pienamente positivo, ha ampliato le nostre conoscenze in particolare quelle emotive ed è stato apprezzato; la serata finale in particolare è piaciuta molto, ci siamo sentiti uniti come classe, come istituto ma in particolare come ragazzi, adolescenti, concordi davanti a tutto ciò che ognuno di noi ha espresso e abbiamo anche apprezzato molto il riscontro ricevuto da parte degli adulti in particolare quello del dott.Biondo, che ha guidato la serata in maniera coinvolgente, capendo ed aiutando anche gli altri a capire appieno il significato di ciò su cui abbiamo lavorato e del materiale che abbiamo consegnato, operando opportune riflessioni in merito.
Inoltre ci è piaciuto molto come ogni classe abbia svolto un lavoro diverso, trattando tematiche a noi personali e vicine, con grande profondità, e abbiamo anche gradito come è stato dato uno spazio libero a tutti quanti per esprimersi a pieno e sfoggiare la propria creatività, facendo lavorare del tutto noi ragazzi. In conclusione il progetto, la modalità, il risultato e il momento finale è stato altamente gradito e siamo propensi a svolgerne altri in futuro.»
Che cosa ne pensano i docenti
«È stata un' esperienza arricchente, i ragazzi delle cinque terze hanno dato un messaggio di speranza. In un contesto in cui la società, ma soprattutto i giovani, condizionati dai social e dagli influencer, pongono poca attenzione alla sostanza e alcuni valori, rincorrendo cose e concetti effimeri, i nostri ragazzi sono riusciti con i loro lavori ad affrontare temi "scomodi" impegnativi e profondi. Lo hanno fatto con l'onestà intellettuale e la chiarezza tipica della loro età, senza fronzoli né giri di parole. In alcuni momenti i temi proposti e le parole hanno raggiunto gli adulti, con modi decisi, svegliandoli da un torpore tipico di chi si illude che vada tutto bene.
Ritengo, pertanto, che i nostri studenti si siano impegnati con estrema dedizione e ci abbiano regalato un'esperienza vera, con l'auspicio che si possa ripetere» prof.ssa Cioppa Teresa.
«Il Progetto Riflessere ha avuto uno sviluppo graduale. Gli studenti non hanno manifestato un coinvolgimento ed un impegno immediati, poichè all’inizio hanno dovuto superare comprensibili diffidenze e imbarazzi: infatti, penso che non fossero entusiasti all’idea di mettere a nudo incertezze, debolezze, sofferenze di fronte ai propri pari e di fronte agli adulti (educatori e familiari). Credo che la perplessità iniziale si sia dissolta quando i ragazzi hanno capito di poter essere protagonisti e, in un certo senso, di poter capovolgere i ruoli: da oggetti a soggetti di analisi e giudizio. Le loro riflessioni emerse nella serata finale, spontanee, a volte ingenue, ma molto dirette, prive di filtri, alla fine hanno contribuito a smascherare di più i problemi degli adulti» prof. Martin Domenico.
«È stata una serata davvero significativa, perché, per la prima volta, i veri protagonisti sono stati i ragazzi. L’esperto si è limitato a prendere spunto dai loro lavori multimediali, originali, creativi e unici per ogni classe, per tradurre a noi adulti il loro messaggio, il loro "urlo", che a volte racconta sofferenza e disagio. È emerso chiaramente quanto spesso noi adulti fatichiamo a comprenderli, come se parlassimo due lingue diverse. I lavori presentati ci hanno restituito l’immagine di un mondo adulto che deve mettersi in discussione: è fondamentale rendersi conto che con i giovani occorre parlare, ascoltarli veramente e dedicare loro del tempo. Spesso, presi dalla frenesia quotidiana, non riusciamo a cogliere i messaggi che ci inviano. Quando è stato dato spazio alle domande degli adulti, ci siamo trovati senza parole. È stato un momento di forte riflessione: i ragazzi sono andati dritti all’essenza del loro disagio, toccando temi come la solitudine, la difficoltà di esprimere chi sono veramente e il senso di essere svalutati o considerati “bambini incapaci di pensare”. Quel “mutismo” finale del mondo adulto è un segnale importante: non si tratta di noi che parliamo a loro, ma di loro che parlano a noi che chiedono aiuto a noi adulti. Un altro aspetto emerso è quanto sia fondamentale il dialogo in classe e la conoscenza reciproca all'interno del gruppo. Senza questi elementi, l’individuo rischia di non riconoscersi in un “noi” collettivo, rimanendo isolato nel proprio "io"» prof.ssa Maso Anna.
«Il protagonismo degli studenti si è concretizzato nella creazione di un prodotto autentico, frutto del loro lavoro e confronto tra pari, libero da censure o imposizioni degli adulti. La serata ha registrato una grande affluenza, durante la quale ci siamo messi in ascolto dei ragazzi, che hanno parlato di sé con sincerità, condividendo parole talvolta scomode e difficili da accettare. I toni seri, hanno messo in luce la complessità dell'adolescenza e dei disagi che i giovani possono vivere, ricordandoci quanto sia importante non sottovalutare queste tematiche. Le parole dei ragazzi ci hanno sfidato, sottolineando la responsabilità condivisa di scuola e famiglia nel mantenere viva la relazione con le nuove generazioni. Sono le relazioni, più che la trasmissione di saperi, a educare e a favorire la crescita. La scuola e la famiglia devono essere prima di tutto luoghi di relazioni significative. In questa dinamica, l'adulto ha un ruolo fondamentale: essere una presenza significativa e disponibile, accettando anche la propria imperfezione: è proprio attraverso questa consapevolezza che possiamo ricostruire un ponte tra le generazioni, proteggendoci da derive pericolose e costruendo un futuro di dialogo e comprensione reciproca» prof. Vendrame Valerio.
«La partecipazione al progetto Riflessere è stata accolta con apprezzabile disponibilità da tutta la classe: anche facendo fronte a qualche difficoltà organizzativa i ragazzi hanno lavorato alacremente, mettendo insieme idee, spunti di riflessione, domande, fino ad arrivare al video che è stato proposto alla serata conclusiva. Sono stati sinceri, mettendosi in gioco hanno avuto capacità di ascolto reciproco e attenzione alle idee altrui, il dialogo tra di loro spesso si è svolto in maniera significativa, facendo emergere capacità di analisi e apertura al confronto, sia tra pari che con gli adulti presenti. La serata è stata molto interessante, gli spunti offerti dai lavori delle varie classi sono stati colti, approfonditi e riportati all'esperienza generale, sia del rapporto adulto-adolescente sia delle difficoltà dell'affrontare questo periodo fondamentale da parte dei ragazzi e dei genitori, dal dott. Biondo, che ha saputo parlare a ragazzi e adulti con un linguaggio franco, diretto, senza edulcorare né drammatizzare, ma ponendo tutti di fronte alle proprie responsabilità, in primis in quanto persone, che costruiscono la loro identità nella relazione. E’ emersa prepotente la richiesta da parte dei ragazzi di essere ascoltati e considerati, richiesta alla quale siamo chiamati a rispondere, ciascuno con la propria sensibilità e competenza. » prof.ssa Zamuner Marina.
«L’incontro avvenuto il 29 novembre 2024 ha dato la possibilità alle ragazze e ai ragazzi dell’Istituto Scarpa di presentare creativamente come loro vivono le sfide adolescenziali e ai loro genitori, parenti, insegnanti e curiosi di riflettere sul proprio ruolo. I temi affrontati hanno rivelato la forza e la fragilità dell’adolescenza, dove crescere è doloroso, le sfide sono audaci come guardarsi allo specchio e riuscire a vedere la propria unicità, preservare la propria autenticità combattendo il nemico che li fa sentire imperfetti, difendere i propri segreti, avere fiducia in sé stessi e saper fare i conti con se stessi, riuscire a liberarsi dalle maschere e in seguito saper integrare tutte le proprie dimensioni. I giovani hanno bisogno di aiuto in questa fatica: un Come stai? un Come ti senti? Noi adulti, per aiutarli, dovremmo semplicemente ascoltare la risposta. Già questo li aiuterebbe a sentirsi meno soli. Ho percepito profondamente la paura del giudizio, penso che possa essere un buono spunto per delle riflessioni ulteriori in termini di percezione del giudizio e del suo “valore”» prof.ssa Zanolin Annalisa