La forza che si cela dietro ad ogni conquista
Intervista a Gaia Battistiol, 4a XLC
Pubblicato il 17 giugno 2025
Buongiorno Gaia! Grazie per essere qui con noi. In terza superiore ti sei classificata seconda al premio Rotary “Legalità e cultura dell’etica” con un testo sull’intelligenza artificiale (riportato negli allegati a fondo pagina). Come hai affrontato un tema così complesso?
L’intelligenza artificiale è spesso trattata in modo molto tecnico o ideologico, ma io ho voluto portare il discorso su un piano più profondo e filosofico. Ho iniziato dall’etimologia della parola “intelligenza”, che deriva da intus legere, ovvero “leggere dentro”. Mi sono chiesta se possiamo davvero parlare di intelligenza quando ci riferiamo a qualcosa di artificiale, che non ha coscienza, emozioni, intenzionalità. Ho cercato di spiegare che ogni nuova tecnologia nella storia, dalla scrittura all’invenzione della stampa, ha portato con sé timori e trasformazioni, ma anche opportunità. Ho fatto riferimento alla cultura classica, che secondo me resta uno specchio attuale in cui rifletterci, e ho argomentato che l’intelligenza artificiale, come ogni strumento, dipende da come scegliamo di usarla. Non è l’IA in sé a portarci verso il declino o il progresso, ma il modo in cui noi, come esseri umani, la integriamo nella nostra visione del mondo.
Quest’anno hai vinto il concorso poetico “Giugno di San Vigilio” con un testo molto personale. Vuoi raccontarci com’è nato?
È nato da un periodo buio, che va da settembre a febbraio. Ero profondamente insicura, sentivo di non essere mai abbastanza, sia nei risultati scolastici che nei rapporti umani. Mi auto-sabotavo, spegnevo ogni luce che cercava di entrare nella mia vita, come se stare al buio mi aiutasse a sopportare la delusione, o rendesse più semplice accettare la sofferenza. Poi ho capito che stavo vivendo in una passività distruttiva. Ho trovato la forza di allontanare persone che mi facevano male, che amplificavano il mio senso di inadeguatezza. E anche se restare da sola mi spaventava, ho scelto di farlo. In quel silenzio, ho iniziato ad ascoltarmi davvero. La poesia racconta proprio questo viaggio: è una metafora di una mente imprigionata, come un pazzo rinchiuso in gabbie senza emozioni, ma con un desiderio disperato di essere capito. È un grido, ma anche un atto d’amore verso me stessa (negli allegati a fondo pagina il componimento).
Hai scritto versi molto intensi sull’amore, sul bisogno di sentirsi validi, sulla dipendenza emotiva. C’è un passaggio che ti rappresenta di più?
Credo che la parte che mi rappresenta di più sia quella in cui parlo della trasformazione: dall’essere alla ricerca di qualcuno che mi confermasse il mio valore, all’essere io stessa quella conferma. Ho imparato che l’amore non è dipendenza, né cancellazione di sé. Non bisogna mai sentirsi sbagliati per come si è. Ho vissuto relazioni in cui ogni mia emozione sembrava troppo: troppa gioia, troppa rabbia, troppo dolore. Ma oggi ho capito che ogni emozione ha dignità, e che chi ti ama davvero ti lascia spazio per essere anche imperfetta.
C’è qualcuno che ti ha aiutato in questo percorso?
Sì, e ci tengo a ringraziarlo: Mattia. In un momento in cui avevo smarrito ogni fiducia in me stessa, lui mi ha prestato un po’ della sua. Non ha cercato di cambiarmi, ma di farmi vedere la forza che già avevo dentro. Mi ha insegnato a brillare della mia luce, non di luce riflessa. E poi la mia famiglia. Mia mamma, che è sempre sincera con me, anche quando la verità fa male. Con lei posso parlare davvero. Mio papà, che è più silenzioso, ma so che è orgoglioso e che gioisce dei miei successi anche se non lo dice apertamente. Sono grata di avere persone così accanto.
Desidero ringraziare di cuore il professor Chiopris, che per me è stato molto più che un insegnante: è stato una guida, un punto fermo. Con la sua passione, la sua intelligenza e la sua capacità di credere nelle nostre possibilità, è riuscito a far emergere parti di me che nemmeno io conoscevo. È grazie a lui se ho avuto il coraggio di esprimermi davvero, con autenticità, anche attraverso la scrittura e il teatro. Ringrazio anche la prof.ssa Albanese, che con la sua fermezza e la sua coerenza ci guida con passione e determinazione. Nella sua apparente rigidità, sa sempre come aiutarci a tirare fuori il meglio di noi. Ci spinge a crescere, ad affrontare la vita con impegno e serietà, e grazie a lei ho imparato a riconoscere l'importanza della disciplina come strumento per esprimere al meglio la mia autenticità.
In generale, sento di poter dire che tutte le materie del mio indirizzo classico hanno avuto un impatto profondo sulla mia formazione. Non solo perché mi hanno trasmesso conoscenze, ma perché mi hanno insegnato a pensare in modo critico, ad ascoltare punti di vista diversi, a connettere il passato con il presente. Ogni disciplina, a modo suo, ha contribuito a costruire la persona che sto diventando. A tutti i docenti che mi hanno accompagnata in questo viaggio, va la mia gratitudine.
Sei molto attiva anche in ambito teatrale. Che significato ha il teatro per te?
Il teatro è il luogo dove posso essere tutto, senza giudizio. In seconda superiore ho interpretato un messaggero ne La guerra di Troia non si farà, al servizio di Ettore. In terza sono diventata una sorta di narratore stile Alberto Angela in Flatlandia, spiegando il mito della verità e della menzogna. In quarta sono Gioia, o Euphorbia, un personaggio completamente fuori dagli schemi, che adoro perché mi somiglia tanto: schizzata, intensa, viva. Non riesco a scegliere una rappresentazione preferita, perché in ognuna ho messo una parte di me. Amo il fatto che sul palco non ci sono confini netti della personalità: possiamo essere mille cose insieme e tutte vere.
Oltre al teatro, ci sono altre passioni che ti accompagnano?
Sì, il tennis. L’ho praticato per sei anni, poi ho smesso due anni fa, ma sento il bisogno di riprenderlo. Mi aiuta a scaricare le tensioni e a riconnettermi con me stessa in modo fisico, diretto. È una passione che parla di forza, di costanza, di disciplina, ma anche di divertimento.
Hai già pensato a cosa vorresti fare dopo la maturità?
La verità è che non ho ancora le idee chiare. So solo che vorrei un percorso che mi valorizzi come persona e che mi dia strumenti per aiutare gli altri. In questo periodo sto riflettendo sull’ambito medico o veterinario, perché mi piacerebbe fare qualcosa di concreto, che migliori la vita delle persone o degli animali. Ma non mi sento ancora sicura: sto cercando di ascoltarmi, di capire dove mi porta davvero il cuore.
Se potessi lasciare un messaggio ai tuoi compagni di classe, cosa vorresti dire loro?
Vorrei invitarli ad essere più disponibili ad ascoltare davvero l’altro, non solo per dovere, ma per desiderio di conoscenza reciproca. A volte ci chiudiamo nelle nostre certezze, nei nostri gruppi, nelle nostre paure… ma aprirsi e cercare di capire chi abbiamo accanto è ciò che può renderci più uniti. In quinta ci aspettano momenti impegnativi, e affrontarli con uno spirito di aiuto reciproco può fare la differenza. A livello più personale, auguro a ciascuno di loro ogni bene e di poter raccogliere tante soddisfazioni, dentro e fuori da scuola. Di trovare la loro strada, la loro voce, e di imparare ad amarsi per quello che sono, senza dover mai chiedere il permesso di brillare.
Grazie di cuore, Gaia, per aver condiviso con noi il tuo percorso con sincerità, profondità e coraggio il tuo percorso. Le tue parole non raccontano solo dei successi raggiunti, ma della forza che si cela dietro ogni conquista, della bellezza che nasce quando si impara ad amarsi e a restare fedeli a sé stessi. Ti auguriamo di continuare a camminare con lo stesso sguardo curioso, con la stessa luce che hai imparato a riconoscere e a proteggere dentro di te. Che il futuro ti offra occasioni per crescere, emozionarti, costruire e donare. E che tu possa sempre trovare, in ogni scelta, un riflesso autentico di ciò che sei: una giovane donna capace di pensare, sentire e vivere con intensità.
Grazie mille! È stato un piacere!
L’importanza di valorizzare il talento all’interno dell’Istituto “A. Scarpa”L’esperienza di Gaia ci ricorda quanto sia fondamentale offrire agli studenti non solo conoscenze, ma anche spazi autentici di espressione, ascolto e crescita. Che si tratti di un testo argomentativo, di una poesia scritta nel silenzio di un momento difficile, o di una battuta recitata su un palcoscenico, ogni forma di espressione può diventare un’occasione per conoscersi meglio e per riscoprire la propria forza. L’Istituto “A. Scarpa” continua a essere un luogo in cui il talento può emergere in tutta la sua complessità: premiato, sostenuto e accompagnato da docenti capaci di riconoscerlo e valorizzarlo. Perché ogni studente, come Gaia, ha dentro di sé una luce unica e la scuola ha il compito, e il privilegio, di contribuire a farla brillare. |