Cos’è successo a Megan?

Intervista a Matilde Piccoli, giovane talento della 2a BSU, che pubblica il suo racconto

Pubblicato il 7 giugno 2025


 

Buongiorno Matilde (nella foto sotto, a destra)! Grazie per essere qui con noi. Intanto complimenti! Il tuo racconto “Cos’è successo a Megan?” è stato selezionato e pubblicato: un grande traguardo per una studentessa così giovane. Come ti sei sentita quando hai ricevuto la notizia?
Intervista Piccoli 2025 - 1Grazie! È stato un momento davvero emozionante. Non me l’aspettavo e quando mi hanno detto che il racconto sarebbe stato pubblicato mi sono sentita felice e anche un po’ incredula. È come vedere concretizzarsi un sogno che coltivi da tanto tempo.

La tua passione per la scrittura è iniziata molto presto. Ci racconti com’è nata?
Ho iniziato a scrivere a nove anni. Ricordo che la mia prima poesia, anche se semplice, mi sembrava speciale. L’ho presentata poi al concorso “Giovanissimi” del Premio Europeo Wilde, in prima media (nella foto sotto, a sinistra), e mi sono classificata seconda. Quella piccola soddisfazione mi ha dato la spinta per continuare.

Ad un certo punto hai messo da parte la scrittura per dedicarti al disegno, un’altra tua grande passione. Cosa ti ha riportata alle parole?
È successo tutto grazie a un corso della Scuola Holden che univa disegno e scrittura. Lì ho riscoperto il piacere di raccontare, di costruire storie. Da quell’esperienza è nato il desiderio di proseguire con un corso più avanzato, alla Scuola Holden, che sto frequentando quest’anno, tenuto dai docenti Domitilla Pirro e Francesco Gallo: è stato fondamentale per crescere come autrice.

Intervista Piccoli 2025 - 2La Holden è una scuola molto particolare, ce ne vuoi parlare?
Certamente! La Scuola Holden, fondata nel 1994 da cinque amici con l’idea di creare uno spazio per chi ama raccontare storie, è un’istituzione unica nel panorama italiano. Il nome della scuola è un omaggio a Holden Caulfield, il celebre protagonista del romanzo di J.D. Salinger Il giovane Holden, simbolo di ribellione, inquietudine e ricerca di identità, temi vicini al mondo adolescenziale e perfettamente in linea con lo spirito di chi usa la scrittura per esplorare emozioni e realtà spesso complesse. Lì ho avuto l’opportunità di esprimermi liberamente e di imparare da veri professionisti.

Parliamo del tuo racconto. “Cos’è successo a Megan” mescola elementi fantasy e horror. Come hai scelto questi generi?
Sono i generi che amo leggere, quindi è venuto naturale scrivere in quella direzione. Mi piace creare storie che abbiano suspense, mistero, ma anche una parte emotiva forte. Questo racconto lascia spazio a diverse interpretazioni e mi piace l’idea che ogni lettore possa viverlo a modo suo.

Hai partecipato a diversi corsi di scrittura. Quali incontri ti hanno lasciato di più?
Sicuramente lavorare con autori come Enrico Galiano e Luigi Dal Cin è stato molto arricchente. Mi hanno aiutata a trovare la mia voce, a essere più consapevole di ciò che voglio comunicare quando scrivo: mi hanno insegnato a non aver paura di sperimentare e a lavorare tanto sullo stile, sul ritmo, sulle emozioni.

Il tuo prof. di Lingua e Letteratura italiana, Guido Emanuele Morsolin, ha parlato molto bene di te. Ha detto che la tua scrittura è matura, autentica e mai banale. Come ti fa sentire?
Mi fa molto piacere! Il prof. Morsolin mi ha sempre sostenuta e motivata e lo ringrazio. A volte scrivere è un’attività solitaria e sapere che qualcuno capisce e apprezza quello che stai cercando di dire è molto gratificante. Sentire queste parole da lui mi incoraggia a continuare su questa strada.

Intervista Piccoli 2025 - 3

Anche la Dirigente Scolastica, prof.ssa Maria Cristina Taddeo, ha espresso orgoglio per il tuo traguardo.
Sono molto grata alla mia scuola. Ho sempre sentito che qui c’è spazio per esprimersi, per crescere. Avere il sostegno di insegnanti e della Dirigente mi dà fiducia e mi fa sentire parte di una comunità che crede nei giovani. Spero che anche altri studenti trovino il coraggio di seguire le proprie passioni, che siano la scrittura, la musica, lo sport o qualsiasi altra cosa.

E ora? Cosa sogni per il futuro?
Vorrei continuare a scrivere, a disegnare, a raccontare il mondo a modo mio. Mi piacerebbe pubblicare altri racconti, magari un giorno un romanzo. So che la strada è lunga, ma non voglio smettere di sognare.

Matilde, un’ultima domanda: cosa diresti a chi, come te, ha una passione e sogna di condividerla con gli altri?
Direi di non arrendersi mai. Le parole possono avere un grande potere, e se si scrive con sincerità, prima o poi qualcuno le ascolterà. Credete nella vostra voce, anche quando sembra piccola. È proprio lì che può nascere qualcosa di speciale.

Grazie, Matilde. In bocca al lupo per tutto e continua a scrivere: il mondo ha bisogno delle tue storie.
Grazie mille! È stato un piacere!

 

L’importanza di valorizzare il talento all’interno dell’Istituto “A. Scarpa”

La storia di Matilde Piccoli è un esempio concreto di quanto sia fondamentale, per una scuola, saper riconoscere e coltivare il talento dei propri studenti. L’Istituto I.S.I.S.S. “A. Scarpa” di Motta di Livenza-Oderzo si conferma un ambiente attento alla crescita non solo scolastica ma anche personale e creativa dei ragazzi, offrendo percorsi formativi che stimolano la libertà espressiva, la curiosità e la consapevolezza.

Valorizzare il talento significa dare spazio alle passioni, incoraggiare l’impegno, offrire occasioni reali di confronto con il mondo esterno. È in questa sinergia tra educazione e ispirazione che nascono i semi del futuro. E Matilde, con la sua voce già così originale e profonda, ne è una bellissima testimonianza.